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I fenomeni estremi manifestatisi negli ultimi anni con sempre maggiore frequenza, le devastanti alluvioni, gli uragani, il ritiro dei laghi africani, la siccità che minaccia i grandi fiumi della Terra, l'acidità e la temperatura degli oceani fortemente in aumento, il rapido scioglimento dei ghiacci, sono eventi riconducibili inequivocabilmente al riscaldamento globale. Si aggiungano le tempeste di sabbia della Cina settentrionale, l'inaridimento di vasti territori, il collasso delle produzioni agricole, la perdita di intere specie viventi, le riserve idriche allo stremo, la battaglia perduta contro la fame. Il nodo da sciogliere è la crisi evidente di un modello di sviluppo che sperpera il patrimonio naturale del pianeta, intaccandone gravemente gli equilibri, senza peraltro riuscire a diffondere equamente la ricchezza prodotta e perciò lasciando ai margini del benessere miliardi di uomini. Una cosa è certa: il modello consumistico occidentale non può essere esteso a tutto il pianeta, senza rischiare di minare in maniera irreversibile la salute degli ecosistemi da cui dipendono le stesse economie nazionali.